Il Salento è ricco di dolmen e menhir, monumenti megalitici che raccontano i misteri e le abitudini di culture antiche

Il Salento è una terra poliedrica che raccoglie in sé cultura, natura, folklore e storia, sono disseminate in tutto il territorio testimonianze di passaggi di popoli diversi tra cui alcuni molto antichi che hanno probabilmente lasciato come traccia dolmen e menhir, monumenti megalitici di cui ancora si ignora l’esatto significato.
Differenza tra dolmen e menhir
Menhir è una parola che deriva dal bretone “men” e “hir” che significa lunga pietra, si tratta infatti di monoliti di grandi dimensioni ovvero di blocchi unici di pietra conficcati nel terreno.
Hanno generalmente una forma squadrata e si possono trovare singoli oppure raggruppati e le loro misure possono variare notevolmente. Esempi di menhir si trovano in Africa, Asia, Europa occidentale e in particolare in Bretagna e nelle Isole Britanniche.
In Italia li troviamo in Liguria, Sardegna, Piemonte e Puglia dove si ha la maggiore concentrazione nella zona del paese di Giurdignano, chiamato il giardino megalitico d’Italia, in cui ce ne sono ben 25.
I dolmen invece sono composti da più megaliti assemblati a portale, ci sono pietre conficcate a terra che sorreggono un lastrone più grande che funge da copertura. A questo monumento si pensa fosse attribuita la funzione di tombe o di are sacrificali in quanto dotati di fori e di scanalature nella pietra principale.
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A cosa servivano dolmen e menhir?
Non si conosce la funzione esatta di questi megaliti, alcuni pensano che siano legati a rituali funerari, altri a riti propiziatori per la semina e la raccolta, altri ancora a quelli per la fecondità oppure che fossero degli avanzati strumenti astronomici per studiare il cielo e identificare le stagioni.
Alcuni azzardano anche l’ipotesi che i menhir fossero dei segnali di ipotetiche strade perché installati in particolari ed importanti percorsi e il loro orientamento poteva indicare la giusta direzione da prendere; queste pietre infatti non sono perfettamente dritte ma hanno una particolare inclinazione.
Qualunque fosse la loro funzione pare che questi megaliti siano situati in zone particolarmente cariche di energia e che i nostri predecessori abbiano saputo “riconoscerle” in quanto più in armonia con la natura e i suoi cicli.
La cosa affascinante è che ci sono tracce di questi megaliti in molti paesi del mondo risalenti ad epoche diverse e le popolazioni non hanno avuto alcun modo di comunicare tra loro. Come hanno fatto popoli di luoghi e periodi diversi a “creare” installazioni praticamente identiche e quali significati volevano attribuirgli?
L’ipotesi più avvalorata spiega che l’origine di questi monumenti megalitici sia dovuta alle migrazioni di popolazioni asiatiche (forse celtiche) che durante il loro passaggio hanno lasciato la loro testimonianza nel mediterraneo e più precisamente in Spagna, Sardegna, Corsica, Puglia, Malta. Se si pensa però che la maggior concentrazione di megaliti si ha nell’Europa del nord (in primis con Stonehenge in Inghilterra) la teoria sembrerebbe non reggere.
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Dolmen e menhir del Salento
Molti monumenti megalitici datati dai palentologi tra la fine del neolitico e l’inizio dell’età del bronzo sono stati ritrovati sia nelle zone di campagna che nei centri abitati, capita quindi di trovare dei menhir davanti a delle abitazioni, in mezzo a delle piazze o in alcuni giardini.
Purtroppo i dolmen e menhir che possiamo vedere oggi in Puglia sono solo una parte di quelli che effettivamente erano presenti in questo territorio, a causa di ignoranza e incuria molti di essi sono stati abbattuti e quelli rimasti sono stati usati come base per simboli cristiani (solitamente delle croci) o incisi sempre con delle croci perché la chiesa li ha reputati dei pericolosi simboli pagani. Non è raro anche trovare cripte, chiese, croci edificate vicino a questi megaliti che servivano per agevolare la cristianizzazione di quello che poteva essere un potente simbolo di culti pagani a divinità del sole e della fecondità. Tutti i simboli palesemente collegati a culti di origine pagana vennero man mano cristianizzati a partire dagli editti di Teodosio con i quali il Cristianesimo divenne religione di stato per l’impero romano. Molti menhir vennero sormontati da croci e la domenica delle palme sotto di essi si benedivano ramoscelli di ulivo e palme.
Di seguito alcuni megaliti salentini.
Minervino: Dolmen Li Scusi
Li Scusi è il dolmen che si è mantenuto meglio rispetto agli altri, si trova lungo la strada che congiunge Uggiano La Chiesa con Giurdignano; è il primo rinvenuto in Puglia, è alto circa 1 metro, è composto da una lastra di copertura di circa 250x380 cm ed è sorretto da diverse pietre, di cui una monolitica.
La pietra di copertura presenta un foro al centro di circa 20 cm di diametro nel quale pare che solo nel giorno del solstizio d’estate i raggi solari penetrino perpendicolarmente. C’è anche la supposizione che fosse un altare per sacrifici animali, la testa tagliata dell’animale sarebbe dovuta passare dal foro e cadere in una fossetta presente proprio sotto, in corrispondenza del buco del lastrone orizzontale.
L’area intorno al dolmen è stata rivalutata e rivalorizzata con un progetto che ha visto la nascita del Parco culturale dolmen Li Scusi che propone una passeggiata megalitica tra ulivi, fichi d’india, muretti a secco e strutture rurali salentine.
Foro nella lastra superiore del Dolmen Li Scusi
Menhir e cripta di San Paolo
Tra i numerosi monoliti che si trovano nel territorio di Giurdignano si può ammirare il menhir e la cripta di San Paolo come perfetto esempio di fusione tra religione e cultura.
Il menhir è alto poco più di due metri, uno dei più bassi di Giurdignano, e sorge su un ammasso roccioso in cui è stata scavata una nicchia contenente degli affreschi di origine bizantina che raffigurano San Pietro e San Paolo associato storicamente alla velenosa taranta. Secondo una leggenda San Paolo riusciva a guarire le ferite derivanti dai morsi di animali velenosi e questa sua caratteristica lo ha legato al fenomeno del tarantismo salentino.
All’interno della cripta, vicino alla raffigurazione di San Paolo, è stata aggiunto l’affresco di una ragnatela, molto probabilmente postumo rispetto a quello del santo.
Affresco di San Paolo con accanto la ragnatela e la taranta
Questa cripta rappresenta un forte legame tra i culti che hanno segnato la terra salentina: troviamo il menhir, simbolo più antico di riti pagani ancestrali, il tarantismo fenomeno legato alla cultura locale salentina e San Paolo, la religione e la volontà della chiesa di “oscurare” tutto ciò che era legato ai riti pagani e credenze locali fortemente radicate.
Dolmen Stabile
Questo dolmen si raggiunge percorrendo delle strade sterrate in prossimità della masseria Montepiccioli. E’ alto circa 90 cm da terra, il lastrone orizzontale misura circa 250x170 cm ed è spesso circa 20 cm. A sorreggere la pietra più grande ci sono una serie di blocchi di dimensioni inferiori.
Menhir Vicinanze I
Il nome di questo menhir (come anche di quello Vicinanze II) deriva dalla sua posizione, si trova infatti ai bordi di una vecchia strada che porta ad una località dal nome “Vicinanze”.
Questo monolite si trova sul sentiero megalitico indicato a Giurdignano, è alto circa 3 metri e le facce più larghe sono orientate sull’asse est-ovest. In epoca medievale questo menhir è stato sicuramente sfruttato come osanna, ossia come sostegno per croci sotto cui venivano celebrati riti cristiani, dato che nella sommità è presente un incasso che sicuramente fungeva da supporto per una croce. Sulla faccia anteriore inoltre sono visibili due croci incise, una pratica usuale del medioevo sempre per attestare la superiorità della religione cristiana su simboli di un oscuro culto pagano.
Incisione di due croci una delle facce del menhir Vicinanze I
Menhir Vicinanze II
Proseguendo per il sentiero megalitico si trova anche il menhir Vicinanze II che si trova sopra un ammasso roccioso, davanti ad un muretto a secco che delimita un bellissimo uliveto. E’ alto circa 3,50 metri.
Menhir San Vincenzo
Menhir San Vincenzo, è visibile nella parte superiore la fascia di ferro di protezione
Questo monolite si trova nel centro abitato di Giurdignano e più precisamente in Largo San Vincenzo, una piazzetta dove ci sono vicinissimi anche dei locali. E’ alto circa 3,5 metri e ha le facce principali orientate sull’asse W-E. Sulla parte superiore è presente un nastro di ferro di rinforzo usato per evitare che la pietra si sgretolasse ulteriormente. Poco più in là possiamo vedere una croce, accostata al menhir sempre per la ragione di voler togliere importanza ad un simbolo del paganesimo.
Menhir San Vincenzo e la croce vicina
Per chi ha in programma una vacanza in Salento consiglio vivamente di visitare i menhir e i dolmen, sono testimonianze antiche che difficilmente di vedono e che vale veramente la pena di visitare.
© Foto di Elisa Gamberi