Cosa succede quando il più grande mondano festaiolo di Roma compie 65 anni e fa un bilancio della sua vita? Cosa vede girandosi indietro al passato e cosa si trova attorno?

Paolo Sorrentino si presenta a Cannes con La grande bellezza, una sua lettura di Roma e della vita della crème romana, una sorta di sua Dolce Vita. Lo fa attraverso gli occhi del personaggio di Jep Gambardella, napoletano trasferitosi nella Capitale, proprio come lui stesso.
Questo filmsi può leggere almeno in due modi: a livello sociale ed a livello molto personale e intimo. Da un lato troviamo gli eccessi e la vacuità dell'ambiente borghese, che sono palesemente nauseanti, anche per chi li vive; pseudointellettuali che si nascondono dietro a inutili e difficili paroloni, artisti mediocri in cerca di fama, soubrettes decadute, religiosi che poco e niente hanno di spirituale.
E dall'altro troviamo un uomo che fa i conti con se stesso e che stringe una particolare e dolce amicizia con una spogliarellista. Lei, ormai quarantenne, si ostina a fare quel lavoro non tanto per passione ma per triste necessità e si rivela essere forse la persona più genuina e reale di tutti, insieme alla misteriosa “santa” e al mago che fa sparire una giraffa altissima, pur sapendo bene che “è solo un trucco”.
Pesantemente ferma, la secolare città eterna sta a guardare, a sua volta osservata nella sua maestosa bellezza.
Già, ma che cos'è la “grande bellezza”?
Trama
Musica techno e balli forsennati su una terrazza di Roma che dà sul Closseo per il 65esimo compleanno di Jep Gambardella. Chi è Jep? Scrittore di un unico romanzo cult in gioventù, è ora giornalista stanco e annoiato, non solo del suo lavoro ma di se stesso. "Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire!", dice e ci riesce. La sua dolce vita romana è fatta di party e serate passate con gli amici vip della capitale a sorseggiare anche troppi drink, per coricarsi all'alba e svegliarsi più stanco di prima.
Jep passeggia per le vie della città eterna guardando curioso e attento le vite degli altri, come nutrendosi delle loro emozioni, lui che non ne ha quasi più. Si perde nei ricordi di un'adolescenza lontana, probabilmente il periodo più vero da lui vissuto, si sente stanco e vecchio. Forse quando ammette questo scoramento, ad alta voce, nel buio chiassoso di un nightclub, è il punto di svolta. Comincia a porsi domande, a far calare la maschera, a darsi davvero a qualcuno, anche se “si era scordato di cosa voleva dire voler bene”, e non è più solo.
Il suo lento camminare tra le strade di Roma continua, ma ora con una sorta di stupore e speranza in più, perché la “grande bellezza” forse non va cercata, non va inseguita né costruita: la sua grande bellezza è già quella che sta vivendo.
Ecco il trailer:
Se Paolo Sorrentino sia davvero l'erede di Federico Fellini ed Ettore Scola probabilmente solo i posteri sapranno dirlo. In questa pellicola il regista romano ci regala la sua visione della vita e dell'Italia di oggi, alla sua maniera enigmatica e mai troppo esplicita, con scene che hanno dell'assurdo ma possono essere la chiave di volta per la corretta interpretazione del tutto.
Come sempre, l'apprezzamento è questione assolutamente individuale, difficilmente però questo film lascia indifferenti; andrebbe forse visto due volte per comprenderlo meglio, perché alla fine la sensazione che lascia non è ben precisa, ma qualcosa di sicuro ci regala.
La grande bellezza è nelle sale italiane dal 21 maggio.