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Il figlio di Saul: la recensione del pluripremiato film di László Nemes

Con Gran Premio della Giuria e un Golden Globe, Il figlio di Saul si candida come uno dei possibili vincitori della statuetta d'oro nella serata degli Oscar. Leggi la nostra recensione!

Il figlio di Saul: la recensione del pluripremiato film di László Nemes

Vincitore del Golden Globe e candidato agli Oscar come Migliore Film Straniero, Il figlio di Saul è il nuovo, attesissimo film di László Nemes. In uscita nei cinema italiani giovedì 21 gennaio, la pellicola è di certo tra le più interessanti tra quelle in uscita per questo mese.

Trama
Il protagonista della vicenda raccontata nel film Il figlio di Saul è l'ebreo Saul Auslander, prigioniero nel lager nazista di Auschwitz durante i drammatici fatti della Seconda Guerra Mondiale. Saul è un Sonderkommando del campo di concentramento: fa parte, cioè, di quel ristretto gruppo di ebrei costretti dai nazisti ad aiutarli nella gestione e nello sterminio degli altri prigionieri. Lavorando nei forni crematori, Saul scopre un giorno la salma di un ragazzo che sembra somigliare terribilmente a suo figlio: come andare avanti di fronte a questo atroce dubbio? L'uomo tenterà allora disperatamente di dare degna sepoltura a quel corpo, ma per farlo dovrà trovare un rabbino e mettere in secondo piano i piani di ribellione e fuga concordati con i suoi compagni.


Film
Vincitore, fra le altre cose, anche del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, Il figlio di Saul è stato osannato ed etichettato come un capolavoro dai critici cinematografici. Il film, diretto da László Nemes, è una rappresentazione lucida e toccante del dolore umano. Scruta a fondo nell'io di ognuno di noi e ci rende partecipi di un comune sentire.
Entrare a contatto con questo film, in un qualche modo, ti cambia. Ok, non parliamo di rivoluzioni, ma chi vede Il figlio di Saul non può uscire dal cinema così come vi era entrato. E lo stesso discorso vale per gli attori che hanno preso parte a questo piccolo, grande capolavoro.

 

«C’è anche una ragione personale – racconta Geza Rohrig, protagonista de Il figlio di Saul – per cui sono grato al film. A quattro anni ho perso mio padre e mio zio pensava fossi troppo piccolo per andare al funerale. Mi ricordo esattamente di come volessi con tutto me stesso esserci, ma alla fine mi hanno lasciato a casa. Ed è una cosa per cui non sono mai riuscito a perdonare del tutto mio zio. Nel film, essere Saul e cercare in tutti i modi di seppellire il ragazzo per me è stato un modo per riuscire finalmente, a quarantotto anni, a mettere un punto fermo a questa mia vicenda personale. Seppellire il ragazzo è stato come seppellire mio padre».

Che, in fondo, è un po' quello che il cinema – così come ogni opera d'arte – dovrebbe fare: guardarci dentro e smuovere qualcosa nel nostro io.


Cast
Il regista de Il figlio di Saul è l'ungherese Laszlo Nemes, il quale ha scelto per il ruolo da protagonista il talentuoso Geza Rohrig. Levente Molnar e Urs Rechn interpretano rispettivamente Abraham e Biederman. Il rabbino del campo di concentramento è messo in scena da Jerzy Walczak mentre il ruolo del dottore di Auschwitz è affidato a Sandor Zsoter.

Di Francesca Ferrandi © Riproduzione Riservata
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