L'allenatore azzurro fa un passo indietro, assumendosi la responsabilità del fallimento ai Mondiali 2014. Ma si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa

L’Italia esce dai giochi e Cesare Prandelli si dimette. Il passo indietro del ct non dovrebbe stupire, ma il suo addio non è stato sereno. Da una parte, come ha detto, è stato «un gesto per ammettere la responsabilità nel fallimento di un progetto», dall’altra la volontà di allontanarsi da un sistema che tende a distruggere e non la squadra nazionale.
Cesare Prandelli se ne va con amarezza – e con lui il presidente della Figc Abete –, poco dopo aver firmato l'estensione (di due anni) del contratto come allenatore della nazionale. Dopo quattro anni con gli azzurri, a quanto pare, non ne poteva più.
La partita «falsata dall’arbitro»
Nel commentare la partita, Prandelli non può non far riferimento al cartellino rosso facile dell’arbitro, che in una partita così delicata ha mandato fuori Marchisio per un fallo perdonabile, e alla disattenzione dei guardalinee che non si sono accorti, insieme all’arbitro, dell’aggressione di Suarez ai danni di Chiellini. «L’espulsione è stata clamorosa, era una partita dura ma non da rosso. E su Suarez i guardalinee di solito molto attenti non si sono accorti. A questi livelli servirebbe la moviola in campo, perché il calcio è bello quando ci sono due squadre che giocano, e giocano alla pari. Stasera non è stato così», aveva commentato nel post partita.
Ma ammette anche che quando una squadra perde, non ha senso ricorrere a scusanti: «In questi anni avevo un progetto e quel progetto è fallito». Un progetto di cui Cassano e Balotelli, spesso criticati, facevano parte,
L’attacco di Prandelli all’Italia
Le parole più dure, all’annuncio dell’addio alla nazionale, sono arrivate nei confronti dei tifosi e “del sistema”. «Da quando ho firmato il rinnovo – ha raccontato l’ex ct – qualcosa è cambiato. Hanno cominciato ad attaccarci come se fossimo un partito politico». Ma soprattutto è mancato completamente l’appoggio della tifoseria. «Siamo l’unica nazionale che parte senza il tifo della sua gente. Poi però (la gente) chiede che il Mondiale risollevi le sorti della nazione: quando siamo partiti quasi ci vergognavamo di andare al Mondiale». Insomma, per Prandelli la responsabilità è condivisa. Non solo: sempre nello sfogo post-partita ha parlato di un “mercato” fatto di giocatori inadatti: «L’Italia non sforna più un certo tipo di atleta, su questo dobbiamo riflettere».
Il toto ct
Il prossimo obiettivo degli azzurri sono gli Europei del 2016. Chi guiderà la prossima nazionale, è tutto da decidere. I primi nomi che sono stati fatti sono quelli di Massimiliano Allegri e Roberto Mancini, attualmente al Milan e al Galatasaray. Meno probabili Francesco Guidolin, Luciano Spalletti e Alberto Zaccheroni Zaccheroni. Tra le questioni da tenere in considerazione c’è quella dell’ingaggio: la Federcalcio non vuole spendere più dei 1,7 milioni che aveva preventivato per il rinnovo biennale di Prandelli.