Una decisione della Commissione europea vuole eliminare i sussidi alle miniere di carbone. Che influenze avrà questo cambiamento?

Il carbone, non quello delle calze della Befana, ma quello vero, scuro, è il simbolo di un cambiamento avviato tre secoli fa con la rivoluzione industriale per la quale rappresentava il motore principale, l’energia unica e fondamentale per macchine industriali polverose e pesanti, che lavoravano sodo e senza sosta. E’ un combustibile fossile che si estrae dalla terra a cielo aperto o in miniere sotterranee.
I carboni si sono formati milioni di anni fa sul nostro pianeta, in epoche in cui il clima favoriva tale processo poiché vi era molta umidità e moltissimo calore, con una conseguente concentrazione di Co2, in questo contesto crescevano benissimo alberi dalle altezze sconvolgenti che poi, a seguito della loro morte, portavano appunto alla formazione di carboni fossili. Si tratta di un combustibile pronto all'uso, di color nero o bruno scuro, composto da carbonio, tracce di idrocarburi e diversi minerali.
L’Unione Europea si starebbe muovendo verso lo stop ai sussidi destinati alle miniere dalle quali si estrae e ciò comporterebbe un radicale cambiamento nell’assetto economico e lavorativo per moltissime persone e una trasformazione nell’indotto ad esso collegato. Si parla dunque di cambiamenti di quadro e situazione per il carbone europeo, poiché per il resto della produzione mondiale tutto rimarrebbe invariato.
La Commissione Europea, a partire dall’ottobre 2014, vorrebbe proporre a tutti i suoi Stati Membri, di non elargire più aiuti ai produttori del suddetto minerale fossile, creando in questo modo un chiaro fermento intorno a questa decisione da parte di molte persone, che si pongono serie domande sul loro futuro lavorativo.
Vi sarebbe un taglio pari a 26 miliardi di euro per i 27 stati Membri, che a quel punto dovrebbero in qualche modo sopperire in maniera autonoma, oppure chiudere i battenti.
Se per due secoli il carbone ha rappresentato la fonte principale di energia, dalla metà degli anni ‘90 il petrolio lo ha superato senza precedenti, facendo diventare le miniere una risorsa non più predominante, ma marginale.
Nel 1973 l’estrazione di carbone in Europa era pari a 233 milioni di tonnellate, oggi si arriva a 147 milioni, solo più il 2,5% dell’intera produzione mondiale.
Ecco qualche altro numero, i dati sono espressi in migliaia di tonnellate.
1960 |
2010 |
Italia 691 |
Italia 98 |
Germania 147.000 | Germania 29.000 |
Spagna 34.000 | Spagna 12.000 |
Belgio 21.000 | Belgio 0 |
Olanda 11.000 | Olanda 0 |
Si tratta di un mercato che evidentemente di europeo ha ben poco ormai e si è spostato nel tempo verso mete più lontane, soprattutto concentrandosi sulla Cina, che da sola estrae il 47% del carbone mondiale, ovvero l’equivalente di 2,7 miliardi di tonnellate.
Dopo la Cina ecco in lista Usa e Russia, la prima con 1 miliardo e la seconda con 247 milioni di tonnellate prodotte.
Noi europei dobbiamo necessariamente importare ben 180 milioni di tonnellate per le nostre centrali, in Italia il 15% dell’elettricità va a carbone, mentre in Germania si arriva la 40%.
Si parla comunque di bassa resa e di elevato volume di emissioni di Co2 da aggiungere alle polveri, oltre che ad alti costi.
Questo è il motivo per cui Barroso, Presidente della Commissione europea al suo secondo mandato, chiede la fine dei sussidi in tempi stretti.
Non ci resta che attendere e vedere gli sviluppi di decisioni prese ad alti livelli.