Moda, mania, risorsa o status-symbol? La Facebook-mania è arrivata in Italia.
“Senti un po’, ma ce l’hai Facebook che così ti addo?”. La domanda, ai meno esperti di comunicazione informatica, sembrerà ostica ma dovranno farci l’abitudine: la social-network mania sta contagiando proprio tutti! Se Myspace era una moda che avevo fatto presa soprattutto tra adolescenti e amanti della musica, su Facebook si può trovare di tutto, dai ragazzini ai loro insegnanti.
Ma cominciamo dalle origini.
Il 4 febbraio del 2004 Mark Zuckerberg, un brillante studente diciannovenne di Harvard, fonda una rete per collegare gli studenti delle principali università americane. Al network viene dato il nome “facebook”, lo stesso degli annuari scolastici pieni di foto ricordo.
In poco tempo la nuova rete si collega alle università e ai licei di tutto il mondo e dall’11 settembre 2006 chiunque abbia più di 13 anni può iscriversi e aggiungere amici e conoscenti al proprio profilo.
In Italia il boom di iscrizioni (Facebook è completamente gratuito e guadagna attraverso la pubblicità dei banner) è avvenuto nel corso dell’estate 2008 e ora gli utenti della rete italiana sono circa un milione e 300mila. A livello mondiale invece si contano ben oltre 130milioni di profili inseriti. Cifre enormi, che hanno provocato non pochi problemi a livello giuridico.
Nome, cognome, data di nascita, scuole frequentate, luogo di lavoro, amicizie, amori, simpatie politiche e religiose, hobbies, fotografie, filmati. Tutto è condiviso tra gli utenti di Facebook e le Autorità della privacy di mezzo mondo hanno deciso di autoregolarsi in materia di social-networks rendendo accessibili le informazioni ai motori di ricerca solamente sotto l’autorizzazione dell’utente.
Basterà tutto questo per proteggerci da occhi indiscreti?
No di certo, perché il popolo di Facebook è intimamente esibizionista e voyeur nello stesso tempo. E succede che in America un automobilista accusato di guida in stato di ebrezza viene giudicato colpevole anche per colpa del suo profilo su Facebook dove aveva scritto di essere un ubriacone.
Il successo di questo social-network si spiega probabilmente col fatto che non ci si registra con un anonimo nickname ma col proprio nome e cognome, che permette di farsi trovare da chi si conosce: spuntano compagni delle elementari, amici conosciuti in vacanza, ex-colleghi, parenti oltreoceano. Un metodo facile e simpatico per ritrovare i contatti persi e per mantenere quelli nuovi, un modo per non sentirsi soli anche quando lo si è.
E anche i politici non si sono lasciati sfuggire questa nuova possibilità mediatica di comunicazione: la corsa virtuale al traguardo dei 5000 amici (il massimo consentito dal sistema) per ora viene vinta da Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico; a pochi “amici” di distanza da lui c’è Daniele Capezzone, portavoce dell’attuale governo.
E se si parla di America, non si può non citare il Presidente appena eletto Barack Obama, il cui gruppo di “facebookers” sostenitori è arrivato ad avere oltre tre milioni di iscritti in continuo aumento. Per chi voglia approfondire l’argomento si consiglia la lettura del libro “Obama. La politica nell’era di Facebook” di Giuliano Da Empoli, che spiega come le nuove tecnologie digitali e le nuove forme comunicative della popolazione abbiano mutato l’organizzazione della campagna elettorale americana.
Attendendo una nuova evoluzione dei social-network, si continua ad “addare”, a “pokare”, e ad avere una “situazione complicata”. Provare per credere.