Nessun cambio di rotta da venerdì: centinaia di profughi sono bloccati al confine con la Francia dove sono stati riattivati i controlli di protezione violando il trattato di Schengen

Continua l'emergenza a Ventimiglia dove da giorni centinaia di profughi sono bloccati al confine con la Francia, presidiato dalla Gendarmeria d'Oltralpe che ha deciso di riprendere i controlli per l'ingresso nel proprio territorio. Si tratta di una situazione ai limiti dell'umano, nonché di una palese violazione del trattato di Schengen: bisogna trovare, al più presto, una soluzione.
L'emergenza di Ventimiglia
È cominciato tutto la scorso venerdì a Ventimiglia quando, improvvisamente, la Francia ha sigillato il confine con l'Italia. Da un momento all'altro, centinaia di profughi – sopratutto eritrei e senegalesi - giunti in Italia e desiderosi di riunirsi con le proprie famiglie nei paesi del Nord Europa sono rimasti bloccati alla frontiera tra i due Paesi europei, presidiata dalla Gendarmerie francese. Ancora impossibilitati a passare il confine, a distanza di giorni molti hanno deciso di trascorrere la notte sugli scogli o in ferrovia; immagini, queste, che suscitano in chi le osserva un forte sentimento di sdegno per le ignobili condizioni in cui degli esseri umani sono ridotti a vivere.
«Questa non è l’Europa di cui ho sentito parlare – racconta Mohamed, cittadino sudanese di vent’anni - qui non ho incontrato le stesse persone che venivano in Africa ad aiutarci. Gli europei facevano tutto per noi: ci sfamavano, vestivano e curavano. Quello che non riesco a capire è perché, ora che siamo qui, a questa gente non piacciamo più».
Scontro Francia-Italia
«Le regole di Dublino devono essere rispettate. Quando in Francia arrivano migranti che sono transitati e sono stati registrati in Italia, si applica il diritto comunitario e devono essere restituiti all’Italia. Questo va fatto per garantire l’accoglienza di quanti sono rifugiati. Ci deve essere una politica di fermezza». Sono state queste le dure parole del ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, che ha voluto sottolineare che il regolamento Dublino II prevede che i richiedenti asilo debbano risiedere nel Paese Ue di ingresso.
Non è dello stesso avviso l'Italia che fa invece appello al trattato di Schengen, risalente al 1985, secondo il quale vengono in effetti abolite le frontiere tra i vari Stati aderenti e che non ammette un ripristino dei controlli senza previa consultazione della Commissione Europea. Un procedimento burocratico che di fatto non è avvenuto, tanto che la Commissione ha aperto un'indagine.
Al di là della legislazione, resta un dato di fatto allarmante: l'Italia sta rimanendo sola, abbandonata dall'Unione Europea che pare abbia poco a cuore la vita di coloro che, oppressi dalla guerra e dalle politiche belligeranti del proprio Paese, vogliono legittimamente voltare pagina, ricominciare in un posto nuovo.
«L'Ue e gli stati membri - ha affermato la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani - aprano gli occhi e intervengano subito, concretamente. I profughi non sono un problema italiano e bisogna gestirlo ora e assieme. È precisamente questo atteggiamento miope e ristrettociò che ha favorito l'ascesa di partiti estremisti, che non hanno soluzioni ma succhiano consenso dall'inerzia delle istituzioni europee e, diciamolo, anche dall'opportunismo di qualche paese».