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Berlusconi condannato a quattro anni

La Cassazione ha deciso: quattro anni di reclusione per Silvio Berlusconi a seguito del processo sul caso Mediaset.

Berlusconi condannato a quattro anni

I giudici della sezione feriale della Cassazione hanno emesso il loro verdetto: quattro anni di reclusione a Silvio Berlusconi per frode fiscale in merito alla compravendita dei diritti televisivi di Mediaset. Senza alcuna replica in merito. Come per lui, sono state confermate anche le condanne a Daniele Lorenzano, Gabriella Galetto e Frank Agrama.
Diversa invece la sentenza per ciò che riguarda la pena accessoria di interdizione per cinque anni dai pubblici uffici: la decisione spetterà alla Corte d'Appello di Milano.

Berlusconi condannato

La sentenza
Colpevole e condannato. Sono questi i due aggettivi che, da oggi in poi, verranno associati al nome di Silvio Berlusconi. Quattro anni di reclusione per l'ex premier: questo è ciò che ha deciso ieri sera la Cassazione dopo un'udienza protrattasi per due lunghi giorni. Una condanna che il Cavaliere sconterà solo in parte: tre anni sono infatti coperti da indulto, mentre per il quarto potrà scegliere, essendo ultrasettantenne, tra arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali. Ma questo non leviga la gravità della situazione. Il Decreto di Legge anticorruzione, da poco approvato, prevede per chi riporta condanne fino a due anni, l'incandidabilità e la decadenza del Senato.
Più problematica l'interdizione dai pubblici uffici richiesta per Berlusconi: la Cassazione ha optato per il rinvio della decisione alla Corte d'Appello, che potrebbe accogliere la richiesta della difesa di diminuire la pena fino ad un massimo di tre anni.

Berlusconi condannato

Le reazioni
«Non dirò "a"». Questa l'unica dichiarazione arrivata da parte dei legali che hanno assistito Berlusconi. Ma se il Cavaliere ha deciso di non proferire parola, c'è chi l'ha fatto al posto suo. Moltissime sono infatti le dichiarazioni lasciate dopo la sentenza da parte di numerosi politici. Primo fra tutti il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha dichiarato che «la strada maestra è quella del rispetto per la magistratura», cercando perciò di limitare polemiche e obiezioni. Sulla stessa linea di pensiero si trova anche Enrico Letta. «Per il bene del Paese è necessario far prevalere in tutti l'interesse dell'Italia rispetto agli interessi di parte», ha dichiarato il premier.
Diverso il pensiero di Giuliano Ferrara che, sul “Foglio”, ha parlato di una “sentenza vile” e quello di Michaela Biancofiore, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ha deciso di dimettersi dal suo incarico poiché a suo dire, «la condanna del maggior contribuente per frode fiscale è l'Apocalisse d'Italia».
In molti propendono per una spaccatura all'interno del governo. «Non è possibile – ha dichiarato leader di Sel, Nichi Vendola - immaginare che il Partito Democratico permanga nella condizione di alleato del partito di Silvio Berlusconi».

Di Francesca Ferrandi © Riproduzione Riservata
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