Il sondaggio Eurobarometro ha messo in luce una tendenza italiana a non consumare cibo dopo la scadenza, anche se questo non è deteriorato. In nord Europa meno sprechi.

Gli italiani? Un popolo di spreconi. E' ciò che emerge dall'ultimo Eurobarometro (sondaggio periodico curato dalla Commissione Europea volto a mettere in luce i diversi atteggiamenti nei vari Stati europei rispetto ad alcune tematiche) in cui, l'ultima domanda, riguardava gli alimenti e il loro utilizzo oltre la data di scadenza. Ebbene, solo il 27% degli italiani ha dichiarato di consumare i prodotti alimentari anche dopo la data di scadenza. E nel resto d'Europa? Poco propensi a dare una “seconda chance” agli alimenti sono anche la Romania (14%), la Bulgaria (22%), l'Ungheria (26%), la Polonia (27%), la Grecia (29%) e il Portogallo (36%). La percentuale cresce se guardiamo i risultati di Spagna (42%), Estonia (47%), Danimarca (47%), Slovenia (50%) e Lettonia (51%); e tocca il suo apice con la Germania (65%), il Lussemburgo (69%), il Belgio e l'Olanda (73%), la Francia (74%), la Finlandia (75%) e la Svezia (81%).
I risultati appaiono illogici: nei Paesi in cui c'è più crisi si tende a sprecare di più, mentre in quelli benestanti si preferisce conservare. Ciò è probabilmente dettato dalla presenza, nei Paesi più ricchi, di una più ampia sensibilità verso i temi dell'ecologia e del risparmio.
Una cultura differente dalla nostra, che però ci farebbe non poco comodo. Ogni anno in Italia vengono gettati tra i rifiuti 17775585 tonnellate di alimenti (una buona percentuale dei quali non ancora scaduti) che equivalgono al 3% del prodotto interno lordo italiano. Una cifra incredibilmente alta di alimenti che, se conservati, arriverebbero a sfamare ben 44 milioni di abitanti del nostro Paese.
Consigli per la scadenza
Nonostante l'invito generale ad evitare gli sprechi, bisogna comunque tenere a mente la regola numero uno della sicurezza alimentare: controllare sempre l'etichetta del cibo che si acquista. Per questo motivo Laura Toti, microbiologa del Dipartimento di sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità, ha deciso di dire la sua, dispensando consigli per evitare sprechi senza incorrere in alcun rischio.
«Se i cibi hanno una scadenza – ha dichiarato la studiosa - significa che c’è un motivo. Dopo la data indicata sulle confezioni, si verificano alterazioni chimiche e microbiologiche che modificano le caratteristiche nutrizionali e organolettiche del prodotto, e che a volte sono anche pericolose per la salute. Inoltre, va tenuto ben presente che chi mangia alimenti scaduti lo fa a suo rischio e pericolo: se subisce dei danni non può avanzare rivendicazioni di nessun tipo, perché la legge non lo tutela. Un po’ di margine, tuttavia, può esserci, ma non per tutti gli alimenti e, soprattutto, soltanto se i cibi sono conservati in condizioni ottimali».
In questo senso, la microbiologa ha invitato a fare una distinzione tra i prodotti che presentano la dicitura “da consumarsi entro” e quelli in cui viene aggiunta la parolina “preferibilmente”. Infatti, «mentre questi ultimi possono essere consumati anche per qualche tempo oltre la scadenza, sicuramente senza danni per la salute, i primi si deteriorano molto più rapidamente, con una perdita molto netta delle qualità tipiche del prodotto, e anche con possibili conseguenze per la salute».