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Psicosi

La parola psicosi racchiude in sé molteplici significati e problami relativi alla psiche, vediamo insieme quali sono e come si identificano.

Psicosi

Dietro alla parola psicosi si nascondono malattie molto eterogenee: dalla depressione vera e propria (definita maggiore), alla sua forma bipolare (alternanza di stati depressivi a stati di eccitazione maniacale), alla schizofrenia (deliri, allucinazione e paranoia). Tutte, però, hanno un tratto comune: l’alterazione dell’equilibrio psichico e la compromissione di quello che in psichiatria viene definito “esame di realtà”. Si stima che nel mondo una persona su 100 soffra, o abbia sofferto, di un episodio psicotico; in Italia il 4% degli adulti ha un disturbo bipolare, con un rischio di suicidio 30 volte maggiore, mentre l’1% è schizofrenico.


Quando compare?

La malattia mentale, sulla quale esistono tuttora pregiudizi sociali piuttosto pesanti, fa oggi meno paura, grazie a una conoscenza più approfondita dei sintomi che permette di individuare precocemente le persone a rischio, grazie a cure più mirate ed efficaci.

La psicosi può colpire ad ogni età, anche se raramente si manifesta dopo i 45 anni, mentre è frequente in adolescenza e giovinezza. Il picco della comparsa si registra tra i 18 e i 25 anni nell’uomo, mentre nella donna tra i 26 e i 45. Recenti studi hanno abbassato l’età dei primi episodi a 16 anni. Oltre all’età, ci sono dei fattori di rischio da tenere in considerazione. Tra questi vivere in aree urbane degradate, l’appartenere a famiglie disagiate o con problemi gravi, ma anche essere sottoposti a forti fonti di stress.


Credits: foto di @Geralt | Pixabay


I segnali di allarme

Sono stati individuati alcuni segnali che precedono l’insorgere della malattia vera e propria; sono sintomi che compaiono due o tre anni prima dell’esordio e consistono in ansia, depressione, deconcentrazione, ritiro sociale, scarsa motivazione sul lavoro, insonnia e inappetenza. Quando la malattia è conclamata si possono manifestare due tipi di sintomi:

  • Produttivi: caratterizzati da allucinazioni, disturbo del pensiero, comportamento bizzarro o aggressivo, scarso bisogno di dormire, percezione errata del proprio aspetto e dell’igiene personale.

  • Negativi: dove predominano l’assenza di emozioni, la difficoltà o impossibilità a concentrarsi, mancanza di interesse per la vita sociale, scarsa motivazione e assenza di obbiettivi.


Credits: Foto di @Peggy_Marco | Pixabay


Le cure

Il professore Alberto Siracusano, titolare delle cattedra di Psichiatria di Roma, sostiene che bisogna guarire i sintomi e curare la malattia. Rispetto ad un tempo, quando le cure erano solo di tipo contenitivo e sedativo, con farmaci pesanti e poco specifici, oggi, invece, la medicina interviene in modo specifico. La psichiatria interviene non solo sui singoli pazienti, ma anche a sostegno dei loro famigliari, e per di più il supporto farmacologico attuale ha meno effetti collaterali, e non interferisce con la vita del paziente. Non basta più scrivere una ricetta, è necessario ascoltare la sofferenza e tenere presente le persone nella loro complessità. I nuovi farmaci antipsicotici atipici aiutano a controllare i sintomi della malattia con minori effetti collaterali. La quetiapina, in particolare, agisce sulla dimensione fisica, emotiva e sociale della persona, ed è la molecola più prescritta negli Usa.

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