Buono per il palato ma anche per la salute? Ecco cosa assimiliamo quando addentiamo un kebab!

Vi trovate in giro per la città per lavoro, shopping o studio e, ad un certo punto, arriva l'ora di pranzo, ma non si ha tempo abbastanza per un pasto completo, ecco allora che si presenta la tentazione per il cibo di strada, ovvero tranci di pizza, piadine o kebab.
Il kebab significa in turco letteralmente carne arrostita ed è un piatto fondamentalmente a base di carne appunto. E' originario dei Paesi arabi, persiani e turchi ed è stato poi esportato in Europa, America e Occidente a seguito delle immigrazioni di molte persone di origine mediorientale.
Ingredienti del kebab
A sentire gli ingredienti che lo compongono sembrerebbe una ricetta degna di Maga Magò: intestino, polmoni, cuore, lingua, occhi, scarti vari di macelleria, sale e grasso animale. Sì, questo è ciò che normalmente è contenuto all'interno di un Doner Kebab, che tradotto significa kebab che gira e in effetti il “rotolo” di carne gira infilzato su uno spiedo durante al cottura, in Grecia ad esempio si chiama ghiros .
Il kebab, come detto, rientra nei cosiddetti street food e in effetti spesso si vedono giovani e meno giovani addentare questa sorta di panino in giro per strada, magari all'uscita dalla scuola o in pausa pranzo o alla sera dopo la discoteca.
In Italia, così come a Parigi, Londra e in tante altre città europee e non solo, si mangiano ogni giorno migliaia di kebab, ma è un cibo sicuro?
Come si prepara un kebab?
La carne è prima tagliata a fettine, poi sagomata e, infine, infilzata su uno spiedo verticale, a formare un grosso cilindro all'apice del quale sono infilzate parti grasse che hanno il fine, sciogliendosi durante la cottura, di non far bruciare il resto della carne sottostante. Prima della cottura la carne viene condita o marinata con erbe e spezie, quali ad esempio l'origano, la menta, il peperoncino, il cumino, la cannella, il coriandolo e l'aceto.
Lo spiedo ruota accanto ad una fonte di calore, le macchine moderne usano elettricità o gas, per tradizione si usa la brace.
Il taglio della carne una volta era effettuato manualmente, con un coltello affilatissimo, ora si usa di solito una macchinetta elettrica con una lama rotante, che taglia sottili fettine.
È un cibo sicuro?
Partendo dalla considerazione che tutti i tipi di cibi che siano italiani, americani o di qualsiasi altra nazionalità, se non sono conservati in modo adeguato o soprattutto se sono prodotti con materie prime scadenti possono nuocere alla salute del consumatore. La sicurezza alimentare è in questo caso compromessa, ecco perché il controllo delle temperature, il rispetto dell'igiene del personale e dei locali sono fondamentali, così come il rispetto delle principali leggi in materia di igiene degli alimenti.
Non bisogna dimenticare che un buon sapore non è sempre sinonimo di buon cibo o comunque di sano, basti pensare che l'eccessiva aggiunta di grassi animali e di sale può disorientare anche il più allenato palato, confondendo e allontanando dal reale gusto, magari appositamente “coperto”. Dunque il processo di lavorazione della carne e l'abuso di grassi da condimento non è sicuramente indice di salubrità.
Da un'analisi condotta in Inghilterra da nutrizionisti e scienziati ecco cosa è emerso:
- Più del 50% dei doner kebab contiene un miscuglio di carni diverse, come pecora, maiale, pollo e nel 9% dei casi non si è riusciti a individuare con facilità la natura della carne utilizzata e triturata.
- Un kebab contiene tra il 98% ed il 277% della quantità giornaliera di sale accettabile, le linee guida consigliano di non superarne un massimo di 3 grammi di sodio al giorno.
- Un solo kebab contiene tra le 1.000 e le 1.990 calorie (escluse le salse)
- Un solo kebab contiene tra il 148% ed il 346% della quantità di grassi saturi assimilabili ogni giorno da un essere umano.
Detto ciò siamo tutti liberi di scegliere un cibo piuttosto che un altro, poiché la consapevolezza è presente in noi anche in ambito alimentare.
Anche l'umo che nel film Super Size Me si è liberamente sottoposto ad una sorta di esperimento in cui sapeva di andare incontro a situazioni in cui la sua salute sarebbe peggiorata, questo è paragonabile a chi, sempre volontariamente, decide all'opposto di eliminare la carne dalla sua dieta. Insomma la libertà prima di tutto!