Sono sempre di più le famiglie che possiedono un cane o un gatto, ma cosa succede quando una coppia si separa? Con chi deve rimanere il cucciolo? Esiste come per i figli un affidamento congiunto?
Gli animali domestici sono ormai entrati a far parte della vita di molte coppie e famiglie e sono sempre più trattati come membri della famiglia a tutti gli effetti. Sono compagni di gioco dei bambini e nella maggior parte dei casi veri e propri compagni di vita.
Cani e gatti crescono e vivono nelle nostre case, ma quando i partner si lasciano anche loro si ritrovano inevitabilmente a pagarne le conseguenze. Se per qualcuno la scelta è semplice, per altri quando l’amore finisce l’animale diventa motivo di discussione.
In questi casi ci si potrebbe chiedere chi è giusto che resti l’amato pet dopo la separazione, se c’è una legge in merito o se bisogna solo affidarsi al buon senso. Ci sono situazioni specifiche che richiedono inoltre approcci altrettanto specifici. Che differenza c’è ad esempio se si è sposati o solo conviventi?
Animali in affidamento
Solitamente quando il divorzio riguarda partner uniti in matrimonio con figli si cercano di tutelare i bambini che, già sconvolti dal trauma della separazione dei genitori, non dovrebbero separarsi dall’animale di famiglia. In questo caso il pet dopo la separazione resta dove stanno i bimbi e talvolta il cucciolo, proprio come la prole, si sposta per week end alterni e giorni infrasettimanali, stando un po’ con mamma e un po’ con papà.
Il Titolo XIV-bis degli animali del codice civile, l’art. 455-ter (Affido degli animali familiari in caso di separazione dei coniugi) sostiene tuttavia che
«In caso di separazione dei coniugi, proprietari di un animale familiare, il Tribunale, in mancanza di un accordo tra le parti, a prescindere dal regime di separazione o di comunione dei beni e a quanto risultante dai documenti anagrafici dell’animale, sentiti i coniugi, i conviventi, la prole e, se del caso, esperti di comportamento animale, attribuisce l’affido esclusivo o condiviso dall’animale alla parte in grado di garantirne il maggior benessere. Il tribunale è competente a decidere in merito all’affido di cui al presente comma anche in caso di cessazione della convivenza more uxorio».
Animali in affidamento
Di comune accordo o per sentenza del giudice l’affidamento dell’animale può essere congiunto o esclusivo. Nel primo caso l’animale dopo la separazione resta con entrambi i coniugi alternando i periodi di permanenza con uno o con l’altro. In questo caso ambedue si impegnano a prendersene cura, a non fargli mancare ciò che gli serve e a dividere le spese ordinarie e straordinarie.
Il cane o gatto può in alternativa essere affidato esclusivamente a uno dei due, ma l’altro partner ha il “diritto di visita” per alcune ore nel corso della giornata.
Manca, però, ancora una vera e propria legge a riguardo, tanto che è il giudice di volta in volta a valutare le diverse situazioni delle coppie che portano in tribunale l’animale domestico.
Animali in affidamento
Nella situazione in cui l’animale sta con due persone che convivono ma non sono unite in matrimonio la legge è chiara: l’animale deve rimanere con la persona intestataria presente sui documenti anagrafici del pet. Se viene però dimostrato che il cucciolo ha sviluppato una relazione affettiva con entrambi i padroni che si sono presi cura di lui in egual misura, il giudice potrebbe decidere per un affidamento congiunto.
Anche in questo caso è il tribunale a decidere; se non si vuole dunque lasciare la decisione ad altri, sarebbe sempre ideale trovare un accordo tra le parti pensando al bene dell’animale e a chi è più disponibile a prendersene cura.
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