Storia ed evoluzione della scarpa da ginnastica

Redazione Amando  | 22 Nov 2023

Da calzatura protettiva per la ginnastica a vera e propria alleata per lo sport, ma anche icona di moda e stile.

Già all’epoca degli antichi Greci, gli atleti durante le Olimpiadi avevano delle particolari calzature prodotte da artigiani locali, che li avrebbero aiutati nei loro esercizi fisici. Gli indiani invece avevano l’abitudine di spalmarsi la pianta del piede, a scopo protettivo, con del lattice ricavato dall’incisione della corteccia di caucciù. E’ però intorno al 1850 che dall’Inghilterra arriva la prima scarpa sportiva, con l’uso di una suola di gomma e il resto della tomaia in tela: questa prima scarpa si chiamava Plimsoll, quando sbarcò negli USA prese però il nome di Sneakers, nome che ancora oggi indica questo modello di calzatura sportiva.

Tra i giovani fu subito amore a prima vista, infatti le scarpe da ginnastica diventarono un pochino il simbolo della ribellione giovanile, ne è prova la figura di James Dean che indossa le sue belle e sportive All Star, oppure diversi gruppi rock che si fanno ritrarre con scarpe da ginnastica di diverse marche e modelli. Un simbolo, quindi, sia  di ribellione che di emancipazione, che con gli anni diventò fenomeno di massa.
Con il passare del tempo la scarpa da ginnastica è stata addirittura abbinata ad eleganti completi da ufficio, quindi sfoggiata da giovani manager che, un pochino controtendenza prima e molto trendy dopo, le hanno abbinate a seri e cupi completi grigi o gessati, dando quel tocco chic poco impegnativo. Lo stesso stilista Giorgio Armani è precursore di questa tendenza, seguito poi dall’industriale modaiolo Lapo Elkann, o dall’eclettico presentatore tv Piero Chiambretti, che ironicamente le indossa anche sotto serissimi smoking.

In Usa il mercato  di questo prodotto ha avuto subito una grossa impennata, anche grazie allo sfrenato amore del popolo americano per la salute, per la ginnastica e nello specifico per il jogging, Solo negli anni ’80, più di 30 milioni di persone le indossavano per correre, ecco perché nel tempo su di esse sono stati veri e propri studi, si sono applicati elementi di tecnologia, con il fine di renderle sempre più adatte anche per il tipo differenziato di uso: tennis, corsa, pallacanestro, pallavolo, ecc.
Già nel 1978 la Nike ideò il sistema Air, in cui tra la tomaia e la suola vi era un’integrazione di cuscinetti che avevano al loro interno del gas pressurizzato molto denso; grazie a questa innovazione, ma non solo, la Nike ha un fatturato annuale di circa 10 miliardi di dollari.
Amate la tecnologia, ecco ciò che fa per voi: Adidas nel 2005 ha messo sul mercato la scarpa 1, si tratta di una scarpa intelligente che ha la capacità di comprimere e poi decomprimere la suola ogni 4 passi compiuti, comandata da un piccolo computer in grado di calcolare algoritmi e modificare la suola in piena autonomia.
In Italia amiamo le scarpe da ginnastica, al punto da usarle non solo per sport, ma spessissimo anche per andare in ufficio e al lavoro. Tutto italiano è il prodotto della Vibram, chiamato la “scarpa che non c’è”: una sottile membrana che avvolge il piede tenendo le dita separate, così come se fosse un guanto per piede, conferendo una particolare sensazione alla pianta. La linea Five Fingers ha avuto un boom di vendite soprattutto in Usa (vendite triplicate in un solo anno), dove chi è un amante della corsa non ne può fare a meno. Molti medici e studiosi sono concordi nel giudicare queste scarpe adatte e perfette, poiché sarebbe fisiologiche alle necessità del piede e non lo costringerebbero con materiali duri e innaturali.

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