Negli Usa lo chiamano “overparenting”, in Italia “eccesso di attenzione per i figli”. Le cause? Ansia da sensi di colpa, zelo maniacale e alte aspettative. Ma chi subisce le conseguenze sono proprio loro: i figli!

Rispetto ai vizi di un tempo, fatti di troppi regali e pochi divieti, l’overparenting è caratterizzato da un forte senso di ansia perché le mamme di oggi hanno solitamente impegni professionali e si sentono in colpa. Oppure alcune lasciano la carriera per dedicarsi alla prole e si applicano a questo ruolo con uno zelo all’altezza del suo sacrificio. Da qui spesso deriva una nociva attenzione per i figli, e se talvolta le preoccupazioni dei genitori sono serie, molo spesso sono futili variegate e illimitate.
Il fenomeno
L’overparenting è un fenomeno che ha il suo picco nella classe medio-alta americana, ma esiste anche in Giappone, in Cina e soprattutto in Italia! L’accelerazione che si dà alla crescita del bambino, può ritorcersi contro di noi, ma soprattutto contro di loro. Troppi impegni: sport, lezioni di lingua straniera, di musica, di teatro, che se portati all’eccesso creano ragazzi che, pur avendo avuto tutto per riuscire nella vita, dopo il college o l’università non sono capaci di gestirsela e tornano a casa dei genitori.
Talvolta i genitori pianificano la vita dei figli ancora quando questi sono nel ventre materno, per non parlare poi del momento in cui vanno alla scuola materna e li riempiono di impegni, in sostituzione ai giochi pomeridiani. Negli anni ‘90 si era diffusa l’idea che l’intelligenza dei figli dipendesse molto di più dagli stimoli ambientali che dalle caratteristiche genetiche. Ovviamente gli stimoli esterni contano, ma oggi si pensa che sia sbagliato rinunciare all’auto stimolazione, al ruolo formativo della noia. Ed è un errore esagerare, dare troppi stimoli e spendere milioni di euro.
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Generazione maschio
Recenti statistiche sostengono che la nuova generazione di maschi ci mette molto più tempo rispetto a una volta, a trovare un lavoro, sposarsi e avere figli, quindi in sostanza sono più lenti nella crescita. Questo dipende molto dal ruolo svolto dal femminismo in campo genitoriale. Oggi i ragazzi sanno che una volta diventati adulti dovranno condividere il potere in famiglia con la moglie, e pensa che il gioco non valga la candela. Quindi sono molti gli psicologi che sostengono che le mamme sbagliano nell’educazione dei figli e complici sono i mariti.
Il rischio
Se non si ritorna a metodi meno ansiogeni, meno pianificati, che lasciano spazio alla crescita naturale dei figli, le prossime generazioni saranno caratterizzate da ragazzi sempre più deboli, stressati e dipendenti dalle famiglie, anche se l’intenzione iniziale era opposta. L’eccessivo investimento sui figli, associato ad elevate aspettative, rischia di avere un effetto controproducente: nell’immediato i “piccoli geni” si trasformano presto in “piccoli dittatori”, sempre alla ricerca di attenzione, spesso incapaci di relazionarsi con i coetanei e arroganti con gli adulti. Spinti ad affrontare le esperienze più disparate in età precoce, si sentono al centro del mondo, autorizzati a governare tutti e tutto. Una volta cresciuti diventano ragazzi senza entusiasmo: tutto li annoia, si sentono fragili e privi di iniziative. La precocità delle esperienze li ha portati a non sperimentare con consapevolezza le proprie energie, sviluppando nel momento adatto le loro potenziali. I figli in quanto individui unici hanno bisogno di esperienze adatte a loro rispettose dei loro ritmi. Ogni genitore capace di ascoltare se stesso e rispettoso della propria affettività è in grado riconoscere qual è il percorso migliore per il proprio figlio.
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