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Viaggio di un poeta - pag 16 -

Viaggio di un poeta - Di Nadia Zanichelli


di Nadia Zanichelli



III CAPITOLO

Invece, a casa l’accoglie il solito brontolìo di sua madre che ha da ridire su qualsiasi cosa lei faccia.
- Mamma, ti prego, basta, perché non sei come la signora Clara? E’ tanto gentile, dolce, raffinata! Non brontola mai, qualsiasi cosa faccia suo figlio, comprende e accetta. Tu sei esattamente il contrario, non ti va mai bene niente –
- Ultimamente non mi sembra; vai e vieni quando ti pare! –
- Grazie a Livio. Se non fosse per lui, dovrei ancora sudare per ottenere qualsiasi cosa.
In ogni caso, torno e mi accogli con le solite lamentele. Basta, non ne posso più –
- E cosa intendi fare? –
- Cercarmi un lavoro che sia compatibile con i corsi universitari e cercare di cavarmela da sola –
- E poi? –
- E poi … vedrò – risponde con aria misteriosa. Non voleva dire niente. Al momento giusto, se ne sarebbe andata e basta, lasciando un biglietto come aveva fatto lui.
- Se credi di potertela cavare da sola, non illuderti, la vita è cara, non ci riuscirai mai! –
- Evviva la fiducia, eh! –
Quella era l’ultima goccia, una sfida per dimostrare il contrario. Riflette un po’, poi esce di nuovo.
- Dove vai? – chiede sua madre.
- A mettere in pratica ciò che ho detto –
- Ma qui hai tutto quello che vuoi senza far fatica, puoi studiare senza lavorare –
- Ma io non intendo fare un lavoro faticoso, anzi, ho in mente qualcosa che mi rende senza troppo sforzo –
Sua madre non riesce a concepire un lavoro senza fatica, ma la lascia uscire, convinta che non avrebbe trovato nulla di quello che cerca, ma si sbaglia perché, dopo aver camminato in centro per quasi tutto il giorno, Nadia trova la possibilità di fare delle traduzioni dall’italiano all’inglese per una ditta che si occupa, appunto, di traduzioni, da esterna.
Quando ormai si era rassegnata, aveva incontrato un amico di vecchia data che non vedeva più da tempo, il quale è direttore di quella ditta.
Dalla vetrinaa di un bar, mentre parlava con un collega, in un momento di pausa dal lavoro, Michele la vede passare, si scusa con l’amico e le va incontro, chiamandola:
- Nadia, come stai? Quanto tempo che non ci vediamo! Come mai? Dove stai andando così in fretta? –
- Michele! Ciao! Io sto bene, grazie, e tu? –
- Anch’io. Vieni che ti offro qualcosa, così parliamo –
- Veramente… io andavo di fretta, voglio cercarmi un lavoro che non mi porti via troppo tempo all’Università.-
- Vieni che ne parliamo. Forse ho qualcosa per te –
- Davvero? –
- Credo di sì. Tu fai lingue, vero? –
- Sì, ma come fai a saperlo? –
- Me l’hanno detto Marina e Maria Grazia. Le vedo sempre, sai? –
- Salutamele allora, io è tanto che non le vedo! –
- Hai da fare stasera? –
- No –
- Ti vengo a prendere e andiamo da loro –
- Okay, ma lo sai dove abito? –
- No, ma me lo spiegherai, vero? –
- Certo, se mi devi venire a prendere? –
Nel bar si mettono a tavolino e cominciano a conversare su diversi argomenti: di ricordi comuni, di studio, di lavoro e di relazioni sentimentali.
- Stai con qualcuno adesso? – chiede Michele.
- Sì e no –
- Come, sì e no? –
- Fino a stamattina ero a casa sua, ma stamattina presto, invece di andare al lavoro, è partito per chissà dove –
- Non capisco –
- Nemmeno io subito non capivo, poi ho parlato con sua madre e mi ha dato spiegazioni, ma le spiegazioni non consolano quando la persona che desideri aver vicino ti manca –
- Certo, ma perché è partito? –
- Per cercare fortuna –
- Ma quale fortuna? Non gli bastava avere te? –
- Ti ringrazio Michele, ma a quanto pare non gli bastavo. –
- Ma chi è? Lo conosco? –
- Non lo so, non credo –
- Come si chiama? –
- Livio –
- Livio Paolini? –
- Sì, lo conosci? –
- Certo, conosco anche suo padre, anzi, conosco soprattutto suo padre –
L’espressione di Michele è enigmatica.
- Cosa c’è? Qualcosa che non va? –
- No, sono brave persone, non potevi trovare di meglio, solo…. non capisco che bisogno abbia di andare a cercar fortuna? –
- Anche secondo me non ce n’era alcun bisogno, io non sono esigente… -
- A quanto pare… fare il meccanico… non gli rende a sufficienza per le sue esigenze! –
- Aveva un sogno da realizzare –
- Questo è il pretesto ufficiale –
- Cosa vuoi dire? –
- Che se lui non ha ritenuto opportuno svelarti il suo segreto… non ho nessun diritto di farlo io –
Dal momento che nessuno mi dice come stanno le cose veramente, perché non cambiamo discorso? Cos’hai da offrirmi? –
- Sei in grado di fare delle buone traduzioni dall’italiano all’inglese? –
- E’ proprio quello che cercavo! Sì, è la lingua che preferisco –
-Bene, allora dopo vieni con me nel mio ufficio che ti consegno il materiale. Non c’è bisogno che vieni in ufficio per farle, le puoi scrivere tranquillamente a casa tua. Ti do il mio computer portatile e quando avrai finito, mi telefoni che vengo a ritirare le copie. Ovviamente, ti do anche la stampante. Sei capace di usare il computer? –
- Sì, ho imparato alla scuola privata –
- Ce l’hai un cellulare? –
- Sì, me lo ha lasciato Livio, ma è suo, non l’avrò per sempre –
- Va bene, per il momento usi il suo, poi se sarà necessario, te ne darò un altro. E’ materiale per il lavoro, non lo devi pagare. Te lo regalo, offre tutto la ditta –
- Benissimo, grazie alla ditta, allora! –
Felice di aver trovato il lavoro e di aver ritrovato le sue amiche, Marina e Maria Grazia, Nadia torna a casa con la soddisfazione di poter dire a sua madre:
- Hai visto che l’ho trovato? –
Poi, per poter uscire senza rispondere a troppe domande, non rivela subito a sua madre che Livio è partito, così la sera, quando Michele viene a prenderla, non è costretta a dare spiegazioni.
Le sue amiche sono contentissime di rivederla.
- Ragazze, guardate chi vi ho portato! – annuncia Michele non trovando nessuno ben visibile all’apertura della porta.
- Nadia! Ciao! Che bella sorpresa! Ma dov’eri finita? Che piacere rivederti! –
Si scambiano il rituale bacio per guancia di chi si ritrova di rado.
- Anch’io sono molto contenta di rivedervi. Non sapevo che vivevate insieme, me l’ha detto Michele oggi –
- Dove vi siete incontrati? –
- Al bar Diana – risponde lui, - cercava un lavoro e io gliel’ho trovato –
- Ma da quando si trova lavoro andando al bar se non per fare la barista? –


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