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Viaggio di un poeta - pag. 1 -

Viaggio di un poeta - Di Nadia Zanichelli


di Nadia Zanichelli



CAPITOLO I

Roccaferrata. Domenica pomeriggio. I ragazzi girano per le strade con le rombanti motociclette, svegliando i tranquilli paesani che a quell’ora cercano invano di riposarsi o rilassarsi dopo il lavoro settimanale. Qualcuno si affaccia con gli occhi assonnati per protestare contro il rumore molesto chiedendo un poco di pace. Il fracasso insistente delle moto in corsa si ode ancora per breve tempo, poi più nulla, silenzio; i ragazzi si allontanano dal paese e si dirigono verso l’aperta campagna, prima tutti insieme, poi ognuno per la sua strada. Ma seguiamo uno di loro, il figlio dell’ingegner Paolini, uno degli uomini più importanti di Roccaferrata. Eccolo, se ne va sicuro su per le stradine di collina con la sua Honda, ma ad un tratto si ferma, forse ha visto qualcosa, anzi, qualcuno. Resta a guardare attentamente la persona che gli interessa e se ne va dicendo tra sé e sé:
Ritornerò ancora e mi fermerò più a lungo; magari cercherò di parlarle. Ma perché se n’è andata quando mi ha visto? -
Trovato un posticino all’ombra di un platano, si ferma e si siede a pensare sull’erba guardando le foglie mosse dal vento e la sua fantasia vola, trasforma le foglie e i fiori in esseri umani ai quali fa vivere una storia d’amore, poi immagina di vedere la figura di lei avvicinarsi; tende la mano, ma il miraggio svanisce; si alza, risale sulla sua bellissima motogialla ancora calda e brillante sotto il sole, gira ancora un po’ per la campagna in cerca di qualche montagnola per fare un po’ di motocross per divertirsi, poi si avvia di nuovo verso casa ripercorrendo la strada precedente, sperando di ritrovare la ragazza che gli interessa seduta sulla panchina del suo giardino.
Ma la ragazza non c’è, tutta presa dallo studio per un esame di laurea, ha preferito rimanere all’ombra di una stanza per raccogliere meglio tutta la sua concentrazione in parte compromessa dopo aver notato, nonostante tutto, il bel centurione sulla moto gialla.
La sera, lui non riesce ad addormentarsi e fino all’alba l’immagine di lei appare e scompare dieci, venti, cento volte nella sua mente, alternandosi alla voglia di prender sonno e a quella di mantenere la visione nella memoria.
E’ come un invito a ritornare in quella strada, un incoraggiamento che lo aiuta a sperare di rivederla, di riuscire a stare con lei almeno un’ora, è un pensiero che non lo lascia più. Poi viene l’ora di andare al lavoro: Livio era meccanico presso un’officina poco distante dall’Università di Bologna e ogni giorno vedeva passare gli studenti con i loro libri sul braccio, oppure semplicemente, in mano o nel sedile dietro della moto di un loro compagno da cui aveva avuto un passaggio.
Quel lunedì però, non fece caso al solito via vai dei ragazzi che uscivano dall’Università, si accorse soltanto della ragazza che tanto voleva conoscere e assistette ad una scenetta che lo incuriosì: un ragazzo l’aspettava per accompagnarla in moto e quando la vide uscire la chiamò. Finalmente Livio conosceva il suo nome: Nadia e sperava in cuor suo che Aldo, così aveva sentito chiamare il proprietario della moto, non fosse il suo ragazzo.
Per tranquillizzarsi il giorno seguente s’informa per mezzo di un amico e fa un bel sospiro di sollievo nell’apprendere che lei era libera e avrebbe potuto benissimo farle la corte.
Un giorno di quella settimana Aldo era assente e non aveva potuto accompagnarla, così, prima di avviarsi verso la fermata dell’autobus, che sarebbe arrivato dopo un quarto d’ora circa, si ferma un momento davanti alla porta dell’officina, senza sapere che lui lavora proprio lì.
Livio toglie per caso lo sguardo dal motore a cui sta lavorando e si volta distrattamente verso la sua direzione. Poi abbassa di nuovo gli occhi per poi risollevarli immediatamente verso di lei.
Ma quando si alza per avvicinarsi alla porta, Nadia si allontana e finge di interessarsi alla vetrina di abiti di un negozio situato nei pressi dell’officina. Lui pensa che se ne sia andata, del resto non poteva allontanarsi, c’era molto da fare quel giorno. Tuttavia lei rimane nei suoi pensieri; ancora una volta non era riuscito a fermarla, a fare amicizia o almeno a dirle due parole. Gli sfuggiva sempre e non trovava il modo di parlarle. Inaspettatamente, nel pomeriggio, la rivede.
“Questa volta la fermerò, ho deciso, non perderò un’altra occasione” pensa fra sé.
Nadia sta passeggiando lungo il viale dell’Università e si ferma di nuovo davanti a quella vetrina. Livio si distrae dal suo lavoro e la segue con lo sguardo per cogliere il momento giusto e avvicinarsi. Esce come se avesse visto passare di sfuggita un cliente al quale doveva parlare urgentemente. Poi, finge di aver sbagliato persona e si avvicina indifferentemente alla vetrina, come se non avesse niente da fare in quel momento. Il proprietario dell’officina, il suo principale, è troppo occupato per accorgersi della sua assenza e non lo richiama. Finalmente l’occasione giusta! Si era tolto anche la tuta: era troppo sporca per presentarsi a lei in quel modo! Lentamente si avvi- cina alle spalle della ragazza e guardando i manichini vestiti, le chiede:
Ti piacciono? –
Si era aspettato che sussultasse perché aveva pensato che lei non avesse notato la sua presenza, che non l’avesse sentito arrivare; aveva pensato anche che, magari, non gli avrebbe nemmeno risposto, che l’avrebbe guardato con sospetto o che fuggisse via come aveva già fatto precedentemente, invece… inaspettatamente sente che gli risponde tranquillamente:
- Sì, mi piacerebbe comprarne uno per domenica e… -
- Per un’occasione importante? –
- No, ma… è tanto che non sfoggio qualcosa che mi piaccia veramente! Le mie amiche sono sempre eleganti, io invece sempre in jeans e maglietta. Sono comodi, ma ho voglia di qualcosa di diverso. Di un bel vestitino per esempio! –
- Dove vai domenica, se non sono indiscreto, a sfoggiare il tuo bel vestitino? –
- Alla Festa dell’Unità. Mi piace, ci vado tutti gli anni! E’ un diversivo in un paesino come Roccaferrata! –
Intanto Livio pensava: “Bene bene, ci vado anch’io “. Ma non voleva farglielo sapere in anticipo.
devo andare a un matrimonio domenica, ma se mi libero presto forse ci faccio un salto
A questo punto Nadia si volta verso di lui e incuriosita gli chiede:
- Come mai t’interessa quello che faccio nel mio tempo libero? Chi sei? –
- Chi sono? – Questa domanda non se l’aspettava - Oh, nessuna grande personalità. Sono semplicemente… - si interrompe, non poteva e non voleva dirle subito la verità, voleva conoscerla a fondo prima, sapere che tipo era, che tipo di “uomo” cercava, se valeva la pena frequentarla.
- Semplicemente? –
- Semplicemente qualcuno a cui piacerebbe averti come ragazza –
- Cosa? – si gira verso di lui di nuovo sorridendo: - ma se non mi conosci nemmeno! –

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