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Leonor - pag. 25 -

Leonor - Di Diego Galdino



CAPITOLO V

Entrò nell'ospedale correndo e si diresse immediatamente al banco dell'accettazione.
"Buonasera, sono Leonor Francis, oggi pomeriggio avete ricoverato mio padre per un attacco cardiaco, Adam, Adam Francis è il suo nome."
L'infermiera, una signora dal viso paffuto sulla sessantina, toccandosi gli occhialetti, che teneva poggiati sul naso, la fissò. Leonor ebbe una sgradevole sensazione di disagio. Adesso, quasi paranoica, aveva l'impressione che tutte le persone che incontrava fossero a conoscenza del suo segreto e la guardassero con un aria di rimprovero, come a voler dire: 'Ah! Eccola qui la causa di tutto.'
Istintivamente abbassò la sguardo, quasi a voler nascondere la sua colpa.
"Leonor! Sei qui!"
La voce di Giorgio arrivò alle sue spalle come una ventata di liberazione, si girò lasciando all'infermiera la possibilità di fare tutte le congetture che voleva, non le importava.
Vedendolo davanti a se provò l'impulso irresistibile di corrergli incontro ed abbracciarlo. Lo fece, nascondendo la faccia tra le pieghe della sua camicia. Giorgio la strinse a se cercando di calmarla e, con la mano, le massaggiò la schiena.
"Basta, non fare così, va tutto bene, tuo padre sta riposando tranquillamente, smetti di preoccuparti."
Leonor rimase stretta a lui, le sue braccia intorno al suo corpo la facevano sentire protetta, un rifugio dove poter nascondere le sue emozioni. Viveva nell'angoscia di un dito battuto sulla sua spalla, la paura di rimanere senza di lui che le diceva: 'eccomi qui, sono dietro di te, appena
ti volterai, dopo che lui ti avrà lasciato, ci sarò solo io a farti compagnia. l'incancellabile solitudine.'
Si strinse a lui, ancora più forte. Giorgio, senza smettere mai di abbracciarla, l'accompagnò nella sala d'aspetto e la fece mettere seduta. Con la mano le sollevò il mento, tirò fuori dalla tasca il suo fazzoletto e le asciugò gli occhi inumiditi dalle lacrime.
"Tieni soffiati il naso"
"Scusami Giorgio, mi sto comportando come una bambina, la mia non è una bella dimostrazione di autocontrollo, vero?"
Si soffiò il naso, guardandolo imbarazzata Lui le fece una carezza, la prima. un ricordo.
"Scherzi? La tua è una reazione naturale, stiamo parlando di tuo padre, mica di una persona qualsiasi."
Lei gli strinse la mano dolcemente.
"Ma come è successo? Non riesco a capire, eppure mio padre non ha mai sofferto di cuore."
Giorgio rimase in silenzio.Cominciava a capitargli troppo spesso. Capì che non poteva dirle la verità, si sarebbe sentita in colpa anche lei, stando ancora più male, ma lui non poteva sapere che Leonor stava già soffrendo tremendamente. Così le raccontò come si erano svolti i fatti omettendo quei particolari riguardanti lei e Meg. Si sentiva responsabile e aveva paura che
Leonor si arrabbiasse con lui per aver discusso con suo padre, causandogli quel malore.
"Stavamo parlando... all'improvviso è rimasto in silenzio, si è portato la mano al petto con una smorfia di dolore, poi è caduto a terra privo di sensi."
"Deve essere stato terribile."
"Già, ho vissuto attimi terribili, vederlo così sul pavimento che non dava segni di vita è stato."
Mentre Giorgio parlava, arrivò il dottore che si era preso cura di Adam al suo arrivo all'ospedale.
"Buona sera, sono il dottor Jones, lei è la figlia del signor Francis, non è vero?"
"Si, sono Leonor Francis. Come sta mio padre dottore, mi dica?"
"E' fuori pericolo adesso, ma dovrà rimanere per qualche giorno in osservazione. Una prassi normale per chi ha avuto un attacco cardiaco. Dobbiamo vedere da che cosa può essere dipeso questo suo malore improvviso. Ma suo padre non ha mai avuto problemi con il cuore fino ad oggi?"
"No mai, è stato sempre in ottima salute."
Il dottore spostò il suo sguardo su Giorgio, seduto accanto a Leonor.
"A proposito, suo padre deve ringraziare questo signore, se non fosse intervenuto immediatamente praticandogli il massaggio cardiaco adesso sarebbe morto. Gli ha salvato la vita."
Leonor poggiò affettuosamente una mano sopra quella di Giorgio.
"Qualsiasi persona al mio posto avrebbe fatto lo stesso, dottore."
"Sicuro, ma fortunatamente per il signor Francis, quella persona si è rivelata davvero molto in gamba."
Leonor si alzò in piedi, visibilmente impaziente.
"Posso vederlo dottore?.Solo per un momento, la prego."
La sua voce rotta dall'emozione impedì al dottore di dargli una risposta negativa.
"Va bene, ma solo per poco e non lo faccia parlare troppo, deve riposare. Ok, allora salite quelle scale davanti al banco dell'accettazione, al secondo piano, è nella stanza cinque, avvertirò l'infermiera di turno affinché vi faccia passare."
"Grazie dottore, è stato molto gentile."
"Non mi ringrazi, sto facendo soltanto il mio lavoro. Ora devo proprio andare, auguri per suo padre signorina, vedrà si rimetterà presto."
Strinse la mano ad entrambi e si allontanò per tornare dai suoi pazienti. Salirono le scale tenendosi sottobraccio e forse neanche si resero conto che farlo stava diventando una cosa naturale.
"Sai Giorgio, penso con orrore a cosa sarebbe potuto accadere se tu non fossi stato con lui, se fosse stato da solo, ora.sarebbe morto. Il destino a volte è così strano, fino a qualche giorno fa per me e mio padre eri un perfetto sconosciuto, stamattina gli hai addirittura salvato la vita."
E hai fatto innamorare le sue due figlie. Ma questo Leonor lo poté solo pensare.
"Già è stata proprio una fortuna per Adam che io mi trovassi in casa"
Giorgio disse quelle parole abbassando lo sguardo, sapeva di non meritare i ringraziamenti di Leonor, il senso di colpa si fece più pesante, stava per confessarle la verità su quanto era realmente accaduto quel pomeriggio in quella cucina, della discussione avuta con Adam, quando Leonor.
" Sai Giorgio, penso che l'attacco cardiaco di mio padre sia avvenuto a causa mia, è per questo che non riesco a darmi pace, mi sento terribilmente in colpa."
"A causa tua? Perché dici questo."
Giorgio rimase molto sorpreso da quella affermazione, la sua espressione stupita convinse Leonor a continuare.

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