Tinta in gravidanza: sì o no?

Redazione Amando  | 20 Nov 2023

Le future mamme si chiedono spesso se le colorazioni per capelli sono pericolose durante la gravidanza. Scopriamolo con l’aiuto di due esperti.

Andare dal parrucchiere per tingersi i capelli è uno dei crucci più frequenti delle donne incinte dato che è tradizionalmente considerato uno dei trattamenti potenzialmente più pericolosi per il bambino. Nei prodotti ci possono essere infatti delle sostanze tossiche, tra cui l’ammoniaca, che entrano in circolo nel corpo della mamma dopo il contatto cutaneo con il cuoio capelluto e arrivare fino al feto.
I prodotti per i capelli si sono molto evoluti e oggi farsi la tinta in gravidanza può rientrare tranquillamente nella routine di bellezza delle gestanti a patto di saper scegliere con accortezza i trattamenti per la propria chioma. Ma cerchiamo di fare un po’ di chiarezza con l’aiuto delle dichiarazioni di alcuni esperti.
Attenzione alle etichette
Per prima cosa è bene scegliere prodotti che non contengano sostanze potenzialmente tossiche e allergizzanti preferendo tinture più naturali sia dal parrucchiere sia per colorazioni fai da te casalinghe.
Negli ultimi tempi fortunatamente le composizioni delle tinte sono sempre più delicate e tanti ingredienti sono stati eliminati proprio perché “a rischio” di tossicità.

«Tra le sostanze più a rischio per le allergie ci sono la parafenilendiamina (PFD) ed il nichel, che possono provocare eczemi molto fastidiosi, quindi sarebbe preferibile evitarle – dichiara Angelo Marzano, Dirigente medico presso la Clinica dermatologica dell’Università di Milano. – Meglio non entrare in contatto anche sostanze come resorcina ed ammoniaca, che sono potenzialmente tossiche: è vero che non è mai stata provata una teratogenicità ed è vero che l’assorbimento è davvero modesto (non stiamo bevendo la tinta!), ma in gravidanza le precauzioni non sono mai troppe. Anche perché in commercio prodotti privi di tali sostanze a rischio ci sono, basta leggere le etichette. È bene ricordarsi poi di seguire le stesse accortezze anche se ci si reca dal parrucchiere».

Evitare la tinta durante il primo trimestre

Per la tinta dei capelli in gravidanza i primi tre mesi sono molto delicati e quindi per maggiore sicurezza è meglio evitare di colorarli in modo “tradizionale” ed eventualmente preferire dei prodotti naturali. I riflessanti vegetali ad esempio hanno ormai raggiunto un ottimo grado di copertura che non ha niente da invidiare alle colorazioni chimiche oppure si può optare per tinture naturali come ad esempio l’henné (qui puoi vedere anche come prepararlo e applicarlo).

Trascorsi i primi tre mesi si può invece ritornare al consueto colore facendo però attenzione alle esalazioni del prodotto durante l’applicazione.

«I prodotti di oggi per la tintura dei capelli sono molto più naturali che in passato, l’importante è non respirare i fumi dell’ammoniaca e non entrare a diretto contatto con sostanze chimiche – conferma Rossella Nappi, professore associato della Clinica Ostetrica & Ginecologica dell’Università di Pavia – Passati i primi tre mesi, poi, bastano solo alcune piccole precauzioni. Per esempio, chiedere al parrucchiere di applicare il colore in una area ben ventilata. Sono soprattutto i vapori dell’ammoniaca a poter essere trasmessi al feto attraverso la respirazione materna».

Via libera a meches e colpi di sole

Al posto della classica tinta, in gravidanza si può optare tranquillamente per trattamenti diversi che garantiscano una sicurezza maggiore. Invece di colorare totalmente i capelli dalla testa alle punte donano un tocco di luce alla chioma. Stiamo parlando di meches e colpi di sole che proprio per questo non vengono applicati a partire dalle radici ma a qualche millimetro in più di distanza evitando il contatto diretto del prodotto con il cuoio capelluto. Per realizzarli si può eventualmente indossare anche una particolare cuffia che non è comodissima ma si rivela utilissima per proteggere ancora di più la cute della testa.

«Con questi trattamenti la crema decolorante non viene appoggiata sulla cute (perché potrebbe macchiarsi), quindi non entra in circolo. – specifica il dermatologo Marzano – È vero che un assorbimento c’è anche attraverso il fusto del capello, ma si tratta di una penetrazione davvero molto più ridotta rispetto a quella che si verifica attraverso follicolo».

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